di Ferdinando Boero
Centocinquant’anni fa Anton Dohrn, un tedesco, scelse Napoli per fondare un istituto privato che diventò la prima moderna stazione di biologia marina: la stazione zoologica di Napoli che, oggi, porta il suo nome. Nello stesso periodo, sempre a Napoli, questa volta un francese, il fisiologo Etienne Jules Marey, pose le premesse per l’affermazione del cinema e inventò un fucile fotografico che “spara” fotografie a raffica per documentare il movimento. Marey visse per decenni a villa Maria, a Posillipo, e fu amico di Anton Dohrn. Due stranieri a Napoli danno vita a cinema e biologia marina, nello stesso periodo.
Quasi nessuno, a Napoli, sa cosa sia la stazione zoologica. Tutti conoscono l’acquario, o aquarium: la percezione è che si tratti di un posto dove portare i bambini a vedere i pesci. Pochi sanno della ricerca realizzata nel resto dell’edificio, anche se la statura scientifica della Stazione Zoologica è riconosciuta in tutto il mondo. E quasi nessuno sa di Marey: i napoletani lo vedevano girare col fucile fotografico e si sorprendevano che non sparasse. Puntava agli uccelli con un fucile e poi non sparava: guadagnandosi il soprannome di “scemo di Posillipo“. Oggi, proprio come Dohrn, è semplicemente dimenticato dai più e non riceve l’onore che merita.
E non va bene. Napoli ha ispirato persone geniali che grazie all’atmosfera napoletana hanno realizzato i loro sogni. Avrebbero potuto farlo altrove, forse… ma lo hanno fatto a Napoli! Con Max Mizzau Perczel, incaricato di progettare e realizzare eventi per le celebrazioni del centocinquantesimo della stazione zoologica, abbiamo pensato a un festival: il Pianeta Mare Film Festival. Cinema e mare. Abbiamo trovato l’archivio che custodisce i filmati originali di Marey e di un altro pioniere del cinema marino, Jean Painlevé, che partecipò attivamente al movimento d’avanguardia cinematografica dedicandosi poi alla cinematografia scientifica. Fondatore e direttore dell’Institut du cinéma scientifique, realizzò documentari divulgativi caratterizzati da notevole contrappunto fra immagini e suoni.
Il festival si aprirà proprio con l’illustrazione della loro storia e la proiezione delle loro opere. Il primo film mai realizzato documenta le onde che si frangono sugli scogli di Posillipo! Oltre al recupero della storia del cinema marino, il festival vuole attirare film recenti che arriveranno spontaneamente e altri che saranno “mutuati” con il Wildlife Conservation Film Festival attraverso una partnership. La parte che più mi stimola, però, è quella dedicata ai giovani.
Valerio Ferrara, vincitore a Cannes nella sezione “corti”, guiderà un workshop per giovani cineasti per la realizzazione di corti di un minuto da girare con smartphone. Alla fine del Festival vedremo cosa avranno combinato ma le premesse sono ottime. I nativi digitali sono vulcani smanettoni e sanno perfettamente “come” fare, ma la sfida sarà “cosa” fare. Le migliaia di ore televisive dedicate alla natura hanno uno scopo ben preciso: far fare ohhhh! a chi le guarda. Mostrano invariabilmente animali e habitat carismatici, tipo balene, tartarughe e formazioni coralline. Il Festival si propone di sollecitare anche reazioni di consapevolezza, di tipo ahhhh!
Pochi per esempio sanno che gli animali più importanti del pianeta sono i copepodi. E le piante? Le piante più importanti non sono piante, sono esseri fotosintetici unicellulari che vivono sospesi nell’acqua: il fitoplancton. E come vivono gli organismi negli abissi, dove non ci sono piante, visto che regna il buio perenne? Domande che ci sorprendono, come anche le risposte, quando arrivano. Chi lo sa che l’acqua piovana che rifornirà i nostri fiumi, alla fine della siccità, sarà quella dell’Atlantico? Queste “pillole” di conoscenza sono antidoti per contrastare l’analfabetismo scientifico che caratterizza la “cultura” dominante. La “conversione ecologica” invocata da Francesco nella sua enciclica Laudato Si’ è la premessa necessaria per realizzare la “transizione ecologica”, l’obiettivo principale del Pnrr e del New Green Deal.
L’intrattenimento naturalistico (ohhhh) non deve restare nel ghetto dell’intrattenimento. Le trasmissioni dedicate alla natura sono staccate dall’attualità, sono “parchi” in cui ci aggiriamo per ammirare la bellezza. Nelle trasmissioni “serie” la natura è assente. Con la pandemia è arrivata la medicina, ma l’ecologia è rimasta fuori dalla porta, nonostante roboanti dichiarazioni di principio sullo sviluppo “sostenibile”. Sarà lo stato dell’ambiente a dirci se lo sviluppo è sostenibile, ma per capire questa ovvietà è necessaria un’evoluzione culturale.
Il nostro festival è un piccolo passo in questa direzione. Venitelo a vedere, se passate da Napoli…
L’ingresso è gratuito. Si svolgerà nel museo Darwin Dohrn nella villa Comunale, a fianco dell’acquario, e nel cinema Astra, dell’Università Federico II, nel centro storico di Napoli, in via Mezzocannone. Contiamo di ripeterlo ogni anno.
Ah, il logo del Festival è stato realizzato da un maestro dell’illustrazione scientifica: Ray Troll. Un serissimo artista con spiccato senso dell’umorismo.